CRACO (MT) – Un silenzio sospeso avvolge le viuzze di Craco, piccolo borgo della Basilicata a pochi chilometri dalla costa ionica. Incastonata tra colline brulle e paesaggi lunari, questa cittadina abbandonata è oggi meta di fotografi, turisti e ricercatori, attratti dalla sua storia millenaria e dall’atmosfera surreale che la contraddistingue.
Giunti ai piedi del paese, lo sguardo incontra subito una distesa di ruderi in pietra che si stagliano contro il cielo terso. Un tempo, la vita scorreva frenetica lungo le stradine strette, con negozi, artigiani e famiglie che animavano i vicoli. Oggi, la pietra grezza conserva i segni del passato e custodisce i ricordi di una comunità che fu costretta a lasciare le proprie case a seguito di frane e dissesti idrogeologici, culminati nella definitiva evacuazione degli anni Sessanta.
Le immagini raccolte nel reportage raccontano l’assenza e la resilienza, i contrasti tra antichi muri decorati e finestre spalancate sul nulla. Nell’aria, si percepisce un silenzio quasi sacro: ogni passo risuona nell’eco dei vecchi corridoi, ogni scatto fotografico coglie un frammento di storia ancora impresso nelle crepe dei palazzi. Si attraversano piazzette fantasma, gli edifici appaiono come custodi silenziosi di vicende e memorie.
L’elemento più suggestivo è senz’altro il castello normanno, simbolo del passato feudale e oggi sentinella di rovine silenziose. Sui muri si notano i segni lasciati dal tempo: crepe profonde e muffe che hanno invaso soffitti e pareti. Eppure, nonostante la desolazione, Craco conserva un fascino sospeso: il borgo, ancora accessibile solo con visite guidate, rappresenta un esempio di come la natura possa riprendersi gli spazi che un tempo erano stati conquistati dall’uomo.
Molti fotografi italiani e stranieri scelgono Craco per i loro progetti, affascinati dal gioco di luci e ombre che animano i vicoli diroccati all’alba o al tramonto. Le immagini più suggestive sono quelle che immortalano finestroni senza vetri, dalle cui aperture si scorgono i calanchi, i rilievi argillosi tipici di questa zona. Il contatto fra il borgo e il paesaggio circostante diventa così una narrazione a cielo aperto, che restituisce un’idea di bellezza e decadenza insieme.
Negli ultimi anni, si è anche avviato un percorso di recupero storico-culturale: associazioni locali e studiosi promuovono mostre fotografiche e visite tematiche per raccontare il passato del borgo e sensibilizzare sul delicato equilibrio del territorio. Il “Craco Card”, un pass turistico, permette ai visitatori di esplorare le aree più sicure del centro storico accompagnati da guide esperte, facendo sì che il borgo non resti solo un reperto immobile, ma continui a vivere tramite la memoria e la divulgazione.
Con questo reportage fotografico, si vuole testimoniare la forza evocativa di Craco, luogo in cui la storia si è fermata ma il tempo continua a scorrere. Nei suoi vicoli abbandonati, la pietra racconta un passato intriso di orgoglio e fatica contadina, e invita a riflettere sul futuro delle comunità e sulla fragilità dei territori. Attraverso questi scatti, spero che il borgo fantasma parli ancora a chi lo visita, regalando la possibilità di immaginare – e costruire – nuovi scenari per i luoghi silenziosamente in attesa di essere riscoperti.